L’home schooling, o scuola genitoriale, si sta diffondendo velocemente come realtà europea e mondiale senza eccezione per l’Italia. Nel nostro paese è regolata sin dal 1994 dal Decreto Legislativo n.297 e normativa seguente. Essa consiste sostanzialmente nella possibilità di istruire privatamente i propri figli, a condizione di dimostrarne la capacità, senza iscrizione a nessun tipo di scuola ma con esami statali cadenzati che attestino il percorso di istruzione compiuto. La scuola genitoriale ha un importante significato democratico perché da attuazione alla libertà educativa sancita dall’articolo 30 della nostra Costituzione; rende inoltre possibile riconoscere, dove esistano difficoltà oggettive nella frequenza della scuola pubblica, un percorso di istruzione individuale. Chiaramente ciò che l’home school in senso stretto non può dare è lo scambio relazionale con altri bambini di pari età a meno che essa non sia realizzata assieme ad un congruo numero di altre famiglie per cui si possa creare una comunità educativa . Il grosso incremento di scuola genitoriale a seguito dell’epidemia da Covid, induce però ad alcune riflessioni . Certe scelte sembrano dettate più dal timore del contagio e dalla diffidenza verso i provvedimenti istituzionali che dal desiderio di un’istruzione diversa. Ciò sicuramente non fa bene all’home schooling in senso generale poiché lo svilisce e lo banalizza. Dal punto di vista educativo inoltre l’ansia di questi genitori rischia di rendere anche più drammatico il vissuto già pesante dei loro figli portandoli via dalle classi in cui erano inseriti con la perdita dei compagni e la rottura di amicizie. Ma forse il pericolo educativo maggiore sta nel senso di sfiducia verso la comunità che attraverso certe scelte può passare a bambini e ragazzi; essi imparano che di fronte a situazioni di emergenza ognuno si salva da se, imparano a scappare piuttosto che a reagire in solidarietà. Si contribuisce ad avvallare ancor più la cultura individualistica generata dal sistema del profitto , a danno della concezione comunitaria e della costruzione del bene comune. C’è una vera e propria responsabilità politica nelle scelte educative famigliari perché esse non costituiscono un fatto esclusivamente privato ma hanno ripercussioni sulla società intera. L’emergenza sanitaria attuale può essere davvero l’occasione per instaurare un dialogo costruttivo tra famiglie, insegnanti e dirigenti, un’occasione per accrescere la partecipazione e la democrazia scolastica. Diceva Don Milani “ sortire dai problemi da soli è avarizia, sortirne insieme è la politica ”.
L’ Home Schooling rappresenta, a ragione, il diritto genitoriale ad educare secondo scelte diverse; devono però essere scelte di libertà e non di paura: le scelte fatte per paura non sono mai scelte di libertà.