La scuola italiana è per eccellenza la scuola dell’integrazione. Bambini e ragazzi con diversità anche notevoli frequentano le stesse scuole e gli stessi banchi; avere per compagno Giovanni che siede su una carrozzella , Maria con sindrome autistica o Alberto con sindrome Down fortunatamente è divenuta la normalità delle nostre classi. Insegnanti, allievi e genitori ,tutti ( o quasi) sappiamo ormai, che frequentare la scuola dell’integrazione è una benedizione per i ragazzi con problemi particolari ma anche di più per i loro compagni che ricevono in lezioni di vita , in umanità, in interiorità.
Tutti meno i nostri politici che stanno creando la scuola della meritocrazia , in altre parole la corsa ad essere i più bravi, a far valere le capacità che contano per avere in premio il successo sugli altri. E’ lo scopo ultimo del bonus finanziario promesso agli insegnanti più meritevoli : indurli ad alimentare la competizione tra i propri allievi in modo da ottenere da essi prodotti misurabili e utilizzabili davanti al comitato di valutazione.
Una scuola , due principi pedagogici opposti. Da una parte la Gratuità che guida all’amicizia , alla condivisione, al pensiero profondo, dall’altra la competizione che genera pensiero istintivo , individualismo, conflitto. Chi pensa che i due principi possano coesistere parte dal concetto che il valore sta nella competizione e nella produzione e che i “disabili”, freno alla scalata dei “migliori”, vanno , nostro malgrado, accettati, perché noi “normali” siamo anche buoni. Così l’insegnante di sostegno (quando c’è) torna ad essere l’insegnante del “bambino problematico” perché l’insegnante curriculare non debba attardarsi nel programma a danno di quelli “più bravi”. La meritocrazia riduce l’integrazione ad un fatto non più sostanziale ma solo topografico: tutti nella stessa scuola ma con percorsi non comunicanti. In tal modo la diversità cessa di essere dono e diviene nuovamente isolamento e separazione. Giovanni, Maria, Alberto ricevono sorrisi e carezze ma non sono realmente integrati perché integrazione non è solo passare il tempo insieme ma riconoscere nell’altro un portatore di valore anziché di handicap. Non può esistere vera integrazione senza attenzione alla persona, senza la sua valorizzazione, soprattutto se essa è più “diversa” degli altri . La scuola del “merito” non ha tempo ne modo di essere la scuola dell’integrazione.
0 Risposte to “Meritocrazia vs integrazione”